ROMA, 11 OTTOBRE 2021 – La professione del Fisioterapista non poteva certo rimanere spettatrice o addirittura ignorata nel percorso di rafforzamento della sanità territoriale che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha fortemente incentivato, anche in ragione di quanto emerso a causa della pandemia Covid19. Per questo, a partire dal convegno organizzato dalla Commissione d’albo nazionale dei Fisioterapisti la scorsa primavera, si è avviata la riflessione per l’introduzione, in forma diffusa e organica, del Fisioterapista di comunità, prima con una riflessione scientifica e di analisi di modelli organizzativi e, recentemente, grazie all’iniziativa della Sen. Paola Boldrini, Vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, con la presentazione di una proposta di legge dedicata. Va subito chiarito che il percorso scelto è stato quello di intercettare un bisogno di salute dei cittadini, la necessità di una implementazione dei modelli di assistenza territoriale, la ragionevolezza delle proposte anche dal punto di vista della compatibilità delle risorse: non mirabolanti promesse o annunci buoni per attirare l’attenzione, ma un serio e motivato intervento, perché la professione, ormai in vista dell’Ordine professionale autonomo, si intesti, come obiettivo non negoziabile, il proprio contributo alla tutela della salute individuale e collettiva anche in questo specifico campo di azione. Con grande precisione si evidenzia, nella proposta della Sen. Paola Boldrini, la finalità dell’introduzione della figura professionale del Fisioterapista di comunità: lo sviluppo e il potenziamento dei servizi territoriali di assistenza domiciliare, delle Case della comunità e delle cure primarie. Il Fisioterapista di comunità diviene allora parte integrante e non meramente eventuale o a chiamata, del team multiprofessionale delle cure primarie, in ambito distrettuale, a rafforzamento delle più recenti linee guida sulla sanità territoriale.
Definiti sono anche i compiti affidati al professionista; il Fisioterapista di comunità sarà chiamato ad identificare e adottare le migliori strategie per la prevenzione, valutazione, recupero, abilitazione e palliazione, nonché con l’obiettivo generale di contribuire a migliorare la qualità di vita dell’individuo e dei suoi familiari o del suo caregiver: un dettaglio di responsabilità in tema di prevenzione, educazione e recupero, sia quale singolo professionista che in team. Si parte dalla fase valutativa a quella di elaborazione dei percorsi fino alle strategie di selfmanagement e programmi di autocura, gestiti secondo la logica di appuntamenti funzionali programmati, usufruendo anche di tecnologie. Una sottolineatura importante è anche quella della formazione del Fisioterapista di comunità, perché sia valorizzata l’esperienza professionale almeno triennale e la formazione post laurea, in modo da arricchire il bagaglio delle conoscenze e consentire l’assunzione diretta di elevate responsabilità più complesse e specialistiche di quelle proprie del profilo professionale. Il Fisioterapista di comunità diventa allora non solo un’ opportunità, ma uno strumento per le Aziende Sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale, chiamate a definire numeri e obiettivi degli incarichi professionali, da raggiungere in coerenza con lo stato demografico ed epidemiologico del territorio assegnato e con gli obiettivi di salute definiti nella pianificazione nazionale e regionale. Si tratta di un obiettivo ambizioso per la professione che arricchisce anche il ventaglio delle opportunità per i giovani studenti che, proprio in questi giorni, avviano il loro percorso formativo nei corsi di laurea.