È stata Firenze ad ospitare, lo scorso 17 giugno, il primo convegno nazionale dei fisioterapisti italiani da
quando sono stati istituiti gli ordini territoriali (chiamati Ofi) e la loro Federazione Nazionale, la Fnofi.
Una scelta tutt’altro che casuale: da tempo infatti la Toscana ha avviato importanti sperimentazioni per
integrare maggiormente le attività dei fisioterapisti nei percorsi di cura dei cittadini che nel tempo sono
diventare buone pratiche da diffondere anche in altre regioni italiane.
Si è iniziato quasi vent’anni fa, quando con la Delibera Regionale 595/05 si è dato un primo, importante
riconoscimento alla professionalità e alle competenze specifiche della categoria dei fisioterapisti
riconoscendo ai medici di medicina generale la possibilità di prescrivere ai pazienti percorsi di cura che
coinvolgono i fisioterapisti, e lasciando loro piena autonomia nel determinare come attuare gli interventi
più opportuni e necessari caso per caso.
Si è poi proseguito nel 2019 con l’introduzione nell’Azienda USL Toscana Centro della figura del
fisioterapista di comunità e, di conseguenza, l’inserimento a pieno titolo di questa figura professionale
all’interno dei team professionali sanitari composti da medici di famiglia, pediatri, specialisti, infermieri e
psicologi e che lavoreranno insieme in Case e Ospedali di Comunità.
Questo percorso ha portato la fisioterapia ad uscire progressivamente dall’alveo delle professioni sanitarie
a cui il cittadino fa riferimento solo al momento di un bisogno circoscritto per diventare, invece, una parte
integrante del sistema di interventi della medicina territoriale e, più in generale, del sistema di “presa in
carico” messo in atto dal Sistema Sanitario Nazionale. Come ha dichiarato al convegno nazionale Serena
Spinelli, medico e Assessora alle Politiche Sociali della Regione Toscana, “vedo un grande ruolo per i
fisioterapisti nella sanità di domani. Abbiamo bisogno di dare una risposta territoriale che sia una risposta
di prossimità, e il fisioterapista si inserisce perfettamente nella necessità di costruire dei progetti
individuali di presa in cura delle persone, nei quali la riabilitazione ha un ruolo fondamentale”.
Un punto di vista che è stato ribadito nel convegno non solo dalle amministrazioni locali e da accademici
di prestigio ma anche da Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Sistemi Sanitari Regionali, e da
rappresentanti medici di medicina generale: i 70mila fisioterapisti italiani avranno un ruolo di primo piano
nella sanità di domani e particolarmente in quella più vicina ai cittadini, contribuendo a migliorare la loro
qualità della vita in ogni fase dell’età adulta e avanzata.